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Overview

Le opere di Sitri sono un invito alla contemplazione del corpo, tempio dell’essere umano, oggetto e altare della vita stessa. Materia che diviene espressione del non umano, simile eppure non assimilabile, disposta in un insieme che gli appartiene senza però connotarla, un tutt’uno con ciò che attorno esiste e svanisce. La percezione dell’umano nei lavori di Sitri, va ponendo la domanda se ciò che che stiamo osservando sia realmente una creatura vivente e non una scultura lì disposta a ricordare la meraviglia della creazione della Natura, una natura statica, apparentemente inerte eppure ricolma di vita e potenza. Vi è una ridondanza di corpi e distorsioni che ci portano in un vorticoso susseguirsi di immagini, quadri che danno vita a considerazioni al di là di ciò che viene mostrato, suggerendo domande introspettive, di concetto e sul senso di stupore. Bisogna partire da questa base per capire le immagini dell’autore, ma ancora di più, risulta doveroso immergersi nei suoi scritti per potere realmente dialogare con le opere.

Qui di seguito alcune considerazioni dell'artista:

“Per quanto indietro si possa andare sono certo che sia impossibile ripercorrere con certezza i passi
del proprio passato, l’unico modo sensato di conoscere la propria vita è quella di scoprire il motivo
di questa…e bene, il motivo della mia è quello di conferire una forma osservabile ai miei pensieri,
trasformati prima in parole e poi in immagini. Per poter riuscire ad uniformare la forma osservabile
con quella immaginata, ho iniziato a vagliare le molteplice forme d’espressione, arrivando, per
sorte, a capire che la fotografia era la modalità espressiva che più rispettava i miei bisogni, e in un
solo istante fu forte in me la consapevolezza che sarei riuscito finalmente a evocare le
parole/immagini che scorrevano nella mia testa.”

“E tutto divenne per me eterna e grondante luce, instabile susseguirsi di alchemici fotoni ardenti, generati da iridescenti collisioni proprie dell’intime esalazione dell’anima, atto il tutto ad irradiare di pulsante vita le immagini dalla mente generate, così da infondere alla materia quell’eccelso miracolo proprio della creazione, esaltazione ultima dell’essere e fecondo altare del divino in noi rappreso.”
“appese e sospese, lì distese, disposte ad accentrare un’attenzione inesistente per far si che un luogo possa ancora nuovamente parlare, poiché nell’accentramento della realtà si è andato perdendo l’attenzione per ciò che ci contiene e definisce, quel contesto silenzioso, inerte, eppure vivo, esplicito e sincero al punto da nascondere unicamente per nostra incapacità di vedere, di sentire ciò che il silenzio di una stanza racchiude e violentemente mostra. Nel dilatarsi dell’ego, ciò che è stata offuscata è la realtà posta alla base della verità pronunciata, poiché è nel muto esprimersi di un corpo che lo sguardo può realmente trasformare le dinamiche dell’esistenza in qualcosa di più alto e immaginifico, del resto, senza la dichiarazione dei nostri intenti, ciò che può venire inteso, è esclusivamente legato al grado di evoluzione della nostra empatia, quel senso di percezione della realtà che va al di là di tutto ciò che è possibile vedere, ed è così, in questo modo, che ogni cosa può finalmente divenire un infinito atto in potenza, molteplice e labirintico, scevro da ogni caratterizzazione singolare, affinché ogni sguardo possa in qualche modo conferire nuova vita e significato al mondo che andiamo creando e distruggendo ad ogni ciclico ripetersi del movimento delle nostre palpebre. Ciò che si sta realizzando, è semplicemente la preghiera di un mondo che abbiamo dimenticato di osservare.”

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